Esporre in fiera come una "bestia feroce"? Animale mitologico che compare in molti scritti e divora le sue prede. Uno stand che pare più una gabbia che libera piuttosto che segregare. Si ecco la descrizione più idonea: una gabbia aperta, dove i suoi estremi non si congiungono bensì si aprono alla fauna del luogo accogliendola e a tratti rifiutandola. Una gabbia scevra di elementi di riconoscimento, cosi povera di appigli che istiga la domanda spontanea e la lettura interessata, o almeno dovrebbe. Succede il contrario data la superficialità con cui si è soliti passeggiare, per strada come per il sentiero obbligato del padiglione uno. Allora la domanda più ricorrente è: " Voi cosa fate?". La risposta diplomatica sta nello spiatellare tutte le  nostre competenze e virtù con aria rassicurante e il sorriso sulle labbra.

La risposta bestiale sarebbe: "Leggi il cartellone di 4 metri per 1 metro e 80 così da toglierti ogni dubbio". Per chi questa accortezza non manca, non si senta tirato in causa!

m.t.

La diatriba è intuitivamente complessa.

Parole proforma e concetti arrampicati su filosofie che non ci appartengono. 

Questo è il problema.

Io ho bisogno di una casa e cosa faccio? Mi guardo intorno, osservo quello che è già costruito ed imparo, memorizzo un'impronta, un'idea, una convinzione... Una cavolata.

Tutto quello che vedo ha il medesimo mediocre "non aspetto" in quanto neppure di aspetto si può parlare.

Tetti spioventi dove neve non si vede dai lontani anni '80, numeri indecifrati di comignoli spuntano da case prive di camino?!?! 

Infissi costosissimi ma al tempo stesso fatture del metano alle stelle. Strutture nuove cronologicamente, ma già decadenti. 

Qui c'è qualcosa che non va. 

Ma quanti se ne accorgono? Ho bisogno di una casa... L'Architetto deve essere la mia guida.

Solo l'Architetto mi può comprendere e interpretare. L'Architettura ci riguarda in ogni scelta, se solo la conoscessimo, l'apprezzassimo e l'ascoltassimo, impareremmo a vivere!

r.b.

Sono da poco incappata in un trasloco.

Come era prevedibile ho gettato una quantità infinita di cianfrusaglie e mi sono resa conto di ciò di cui ho veramente bisogno: mio figlio, il mio compagno... Qualche vestito qualche pentola e qualche coperta!

Ma non è questa la vita che facciamo. Abituarci a gettare tutto ciò di cui possiamo fare a meno... Ragazzi se ci si soffermasse anche solo un secondo ci potremmo ritrovare liberi di un sacco di inutilità.

Soprattutto abitiamo degli spazi che utiliziamo per accumulare immondizia! E dove viviamo? In mezzo ad inutile immondizia!

In qualunque cultura, dallo Zen alla patologica americana esiste una venerazione dello gettare, per carità, ricicliamo, differenziamo... Ma gettiamo. Teniamoci uno spazio di vita, che sia nostro, calpestabile, respirabile, ricco di energia e luce, ricco di Vita!

Rinnovare lo spazio significa rinnovare noi stessi. Gettiamo l'inutile e teniamoci stretto uno stato d'animo leggero ;-)

r.b.