Perdita di identità

Capita sovente che il capriccio del cliente costringa il purismo dell'Architetto  a scontrarsi con la dura realtà. E non sta questa n...

Capita sovente che il capriccio del cliente costringa il purismo dell'Architetto  a scontrarsi con la dura realtà. E non sta questa nel fattore economico, che pure oggi è una questione disastrosa, bensì nell'insormontabile  erculea fatica  a cambiare le proprie malsane abitudini. Proprio questo fa un buon progetto di Architettura. Ci dice, neppure velatamente, come vivere  meglio. Quali aspetti tralasciare e quali approfondire, quanto tempo dedicare a noi stessi e al prossimo. In che mondo viviamo? Quello per cui il luccichio di una superficie ne fa lievitare il prezzo? O la trasparenza tradotta in un celato vedo non vedo? Mi capita quindi di riflette sulla bontà di alcuni scelte operate per rendermi conto di ciò che in realtà mi interessa. Sono maggiormente attratto dal una varietà materica e dalla ruvidezza che ne scaturisce. Certamente sono attratto dalla luce ma preferibilmente dal contrasto che questa fa nascere con il buio. Quelle atmosfere in cui è palese un marcato senso del gusto,  buono o cattivo non importa,  essenziale è che sia presente. Diffido allora da tutti quei risultati ovattati e riconosciuti dall'occhio comune quasi a monito di una perdita di identità.

m.t.

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