AMATE L'ARCHITETTURA

Gio Ponti amare l’architettura è amare il proprio Paese Amate l'architettura, la antica, la moderna amate l'architettura per quel...


Gio Ponti

amare l’architettura è amare il proprio Paese

Amate l'architettura, la antica, la moderna

amate l'architettura per quel che di fantastico, avventuroso e solenne ha creato - ha inventato - con le sue forme astratte, allusive e figurative che incantano il nostro spirito e rapiscono il nostro pensiero, scenario e soccorso della nostra vita

amatela per le illusioni di grazia, di leggerezza, di forza, di serenità, di movimento che ha tratto dalla grave pietra, dalle dure strutture

amatela per il suo silenzio, dove sta la sua voce, il suo canto, segreto e potente

amatela per l'immensa gloriosa millenaria fatica umana che essa testimonia con le sue cattedrali, i suoi palazzi e le sue città, le sue case, le sue rovine


amate l'architettura antica e moderna: esse han composto assieme quel teatro che non chiude mai, gigantesco, patetico e leggendario, nel quale noi ci moviamo, personaggi-spettatori vivi e naturali in una scena «al vero », inventata ma vera: dove si avvicendano giorno e notte, sole e luna, sereno e nuvole, vento e pioggia, tempesta e neve: dove ci sono vita e morte, splendore e miseria, bontà e delitto, pace e guerra, creazione e distruzione, saggezza e follia, gioventù e vecchiaia: l'architettura crea lo scenario della Storia, al vero, parla tutti i linguaggi

amate l'architettura antica e moderna; esse han creato attorno a noi, nello scenario che hanno composto, la simultaneità delle epoche: ci han creato Venezia e New York


amate l'architettura perché siete italiani, o perché siete in Italia; essa non è una vocazione dei soli italiani, ma è una vocazione degli italiani: l'Italia l'han fatta metà Iddio e metà gli Architetti: Iddio ha fatto pianure, colli, acque e cieli, ma i profili di cupole facciate cuspidi e torri e case, di quei colli e di quei piani, contro quei cieli, le case sulle rive che fanno leggiadre le acque dei laghi e dei fiumi e dei golfi in scenari famosi, son cose create dagli Architetti: a Venezia poi, Dio ha fatto solo acque e cielo, e senza inten­zioni, e gli Architetti han fatto tutto

(rispose l'autista parigino di Tony Bouilhet, quando gli chiesi come trovava l'Italia: « très architecturale »: vox populi)


amate l'architettura per le gioie e le pene alle quali le sue mura, sacre all'amore ed al dolore, hanno dato protezione, per tutto quello che hanno ascoltato (se i muri potessero parlare!) ed hanno conservato in segreto: amatela per la vita che s'è svolta in essa, per le gioie, i drammi, le tragedie, le follie, le speranze (questa forma di follia), le preghiere, le disperazioni (questa forma di lucidità), i delitti stessi che rendono sacro - amoris et doloris sacrum: come è scritto sulla chiesa della Passione a Milano - ogni muro: muri, pieni di storia, di fatica, di vita e di morte, di poesia, di follia, di ricchezza e di miseria

amate l'architettura per gli incantesimi che ha creato attorno a noi, attorno alla nostra vita; pensate ancora a Venezia, pensate alle enormi cattedrali, ai monumenti sublimi

anche quelli che furon palazzi privati, se sono belli, appartengono a tutti perché appartengono alla cultura; la loro « bellezza privata » fu per « l'eccezione, sogno o follia che li originò », fu per una volta soltanto di un uomo solo o di una famiglia sola, ma poi una « socialità ritardata » quella della Storia, l'ha consegnata a noi tutti: il monumentale cioè l'opera che funziona sul piano « perpetuo » e disinteressato dell'arte e della gloria umana, è sociale, i monumenti sono sociali: tutti varchiamo tutte le soglie dei monumenti; il più povero dei veneziani dice da padrone « il mio San Marco »

ed entra: i palazzi che furono dei potenti, oggi sono le pareti del suo Canal Grande - non nobis Domine, non nobis, è scritto sul palazzo Vendramin Calergi - e Venezia non è nemmeno soltanto sua, è di tutti, è della civiltà


amate gli architetti antichi, abbiate fra essi i vostri prediletti io il Palladio, il Borromini; voi scrivete qui i nomi dei vostri


amate l'architettura moderna, dividetene gli ideali e gli sforzi, la volontà di chiarezza, di ordine, di semplicità, d'onestà, di umanità, di profezia, di civiltà

amate l'architettura moderna, comprendetene la tensione verso una essenzialità, la tensione verso un connubio di tecnica e di fantasia, comprendetene i movimenti di cultura, d'arte e sociali ai quali essa partecipa; comprendetene la passione

amatela nei grandi maestri d'oggi, in Le Corbusier, in Mies van der Rohe, in Gropius, in Nervi, leggete i loro libri, conoscetene le opere

l'architettura contemporanea ha i suoi vegliardi, Wright, e Van de Velde; ha i suoi grandi iniziatori e profeti scomparsi Loos, Perret; ha i suoi genii, Gaudi, Wright, Niemayer: ha i suoi « artisti »: Aalto, Neutra: ha i suoi capolavori


amatela, l'architettura moderna, nei suoi giovani architetti d'ogni paese, valorosi ed entusiasti; nel suo grembo, con questi giovani, è il futuro, cioè il mistero delle infaticabili creazioni e delle speranze umane


amate gli architetti moderni - non ci sono altri architetti

per voi - ma siate duramente esigenti con essi: è il modo vero di amarli, di operare con loro e per loro: richiamateli sempre alla loro responsabilità, alla purezza che animò ed anima i loro movimenti: essi non debbono seguitare gli stili del passato (sarebbe più facile), ma debbono seguitare la nobiltà che gli stili del passato ci dimostrano nell'incanto delle opere più pure (è il difficile); essi debbono salvare quel che il passato ha fatto, perché appartiene alla loro arte, ed è il loro blasone nella storia; essi debbono operare nella misura di quello che il passato ci ha dato, procedere con pari valore per non esserne indegni e per essere degni con la più pura dedizione di ciò che il futuro si aspetta da loro


amate le meravigliose materie dell'architettura moderna: cemento, metallo, ceramica, cristallo, materie plastiche


amate i buoni architetti moderni, siate tifosi dell'uno o dell'altro: associate il vostro nome alle loro opere che resteranno anche col vostro nome; e amateli esigentemente, senza indulgenza; e fateli operare


esigete
da loro case felici e perfette per confortare la vostra vita, con una architettura civilissima bella serena luminosa sonante chiara colorata e pura

esigete che onorino il vostro lavoro, con civilissimi edifici per la vostra attività

esigete da loro scuole e istituti bellissimi civili luminosi per i vostri figli

esigete da loro teatri e cinematografi stupendi per la vostra cultura e il vostro diletto, per il vostro bisogno quotidiano di favola

esigete da loro stadi magnifici per i vostri giochi

essi devono fare biblioteche perfette per le vostre letture, perfette pinacoteche per la pittura, musei pieni di vita per lo specchio del passato, auditori meravigliosi per la musica (come a Göteborg quello di Nils Einar Eriksson)

chiese protettrici della preghiera, della speranza e dell'affanno degli uomini; con forme purissime

esigete da loro ambienti solenni e severi per elevare i pensieri ed i gesti della politica, questo dramma

esigete edifici perfetti per governare l'ordine della civiltà, per il Buon Governo

essi devono fare felici giardini, pieni di immaginazione, come Burle Marx, e di amorosa confidenza con la natura

essi devono fare ville incantevoli per le vostre vacanze

alberghi incantevoli per i vostri viaggi: aeroporti e stazioni perfetti per le vostre partenze, per i vostri « embarquement pour.... »

essi debbono fare ospizi civilissimi (umanissimi) per la vostra stanchezza ed età

cliniche perfette per la vostra guarigione, e per onorare le nascite

(essi devono fare anche reclusori civilissimi, per quelli di noi che son sventurati)

(essi debbono fare anche nobili cimiteri e nobili tombe)

esigete da loro città felici e civilissime


esigete
da loro , sempre , una architettura piena di simpatia umana , piena di immaginazione ...

Fonte : dal libro di Gio Ponti , Amate l'Architettura , Società editrice Vitali e Ghianda , Genova , 1957 .

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