"L'Architettura si è finora fondata su alcune presunte evidenti relazioni con la Natura, con l'idea guida che dovesse risultare gradevole alla vista, all'udito, al tatto. 

Le tecnologie informatiche potrebbero ora costringerci a ripensare alla qualità di tali relazioni, e di conseguenza anche a ciò che consideravamo naturale in architettura.

Queste nuove nature, che possono essere trovate e manipolate solamente attraverso l'uso di algoritmi architettonici, già esistono. Il problema nasce quando ci si pone il problema del valore, perchè le tecniche computazionali propongono loro stesse dei valori specifici nei confronti dei quali è necessaria una "matrice critica".

Brunelleschi fu il primo che si orientò verso la scienza per cercare un fondamento all'architettura. Da quel momento in poi gli architetti hanno sofferto di quella che possiamo definire "invidia della scienza". 

Affermazione non troppo convincente, almeno per quanto riguarda l'"invidia della scienza", di certo condivisa da molti tifosi del computer, non certo da Brunelleschi che era insieme architetto e scienziato in quanto ricercatore di una verità nascosta, dimostrabile attraverso l'azione pratica di rappresentare, vedere e mostrare, definendo quindi un progetto di visione e di controllo razionale dello spazio.

Apprendere dalla Natura vuol dire studiare i suoi meccanismi formativi che evitano lo spreco pur consentendo alla materia, e in particolare agli esseri viventi di esprimere la propria identità.

Ci si interroga quindi sul valore... La terra ha un gran bisogno di questa architettura della dolcezza attenta ai luoghi, ai paesaggi e alla protezione dell'eredità costruita. 

Il valore non è più economico.