Quando la passività è positiva

Fino ad un centinaio di anni fa era normale progettare un'abitazione in modo coerente rispetto alle diverse caratteristiche climatiche ...


Fino ad un centinaio di anni fa era normale progettare un'abitazione in modo coerente rispetto alle diverse caratteristiche climatiche dell’ambiente in cui sorgeva. Lo sviluppo dell'”industria edile” ha portato ad un appiattimento ed omogeneizzazione delle tecnologie costruttive, sfruttando sempre meno ciò che la terra circostante l’abitazione, poteva produrre, utilizzando invece calcestruzzo di scarsa qualità e tecniche di ottimizzazione costruttive di dubbio valore.

Massimizzare il profitto di chi costruisce è più importante di tutelarci e salvaguardare quello che di buono ci offre la natura?

Costruire ispirandosi alle torri del vento Iraniane (per farne un esempio), dovrebbe essere alla base di qualunque progetto di architettura bioclimatica, in cui una casa si definisce “passiva” dal momento che la regolazione termica avviene attraverso l’incalamento di ogni minimo alito di vento, permettendo a flussi discendenti e ascendenti di mantenere l’abitazione ventilata e climaticamente stabile in modo autonomo, durante l’inverno e l’estate.
Vi risulta che ciò sia messo in pratica costantemente?




r.b.

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