"Non mi piace"!

Per costruire bisogna prima pensare architettura.  Per pensare architettura bisogna prima imparare a conoscere l’architettura.  La conosce...

Per costruire bisogna prima pensare architettura. 
Per pensare architettura bisogna prima imparare a conoscere l’architettura. 
La conoscenza dell’architettura, contrariamente ad altre discipline alle quali siamo educati durante il periodo degli studi, è personale e soggettiva: la casa, le scuole, i luoghi di lavoro, le città, i paesaggi, sono i bagagli culturali acquisiti dalla propria esperienza nel corso degli anni. Un esperienza costruita su esempi reali che, spesso, tutto si possono definire fuorchè architettura, sul mi piace o non mi piace, sul funziona o non funziona. Pochi si chiedono quale sia la logica di un edificio e ciò che è in grado di comunicare in quanto linguaggio: se ci si ponesse con molta semplicità questa domanda l’immagine delle città contemporanee sarebbe ben diversa. 
Al contrario, l’architettura che viene celebrata dai critici e dai media è un’architettura spettacolare, che deve far notizia, arricchita di tendenze stilistiche frettolosamente assimilate e incautamente riportate nei progetti. L’architetto si atteggia a star che produce architetture autorefenziali, chic, velocemente consumate e altrettanto rapidamente dimenticate. La simultaneità resa possibile dall’evolversi della tecnologia dei mezzi di informazione impedisce così l’assimilazione della conoscenza dell’architettura, riducendo la possibilità di elaborazione critica del pensiero e delle idee del progetto architettonico. L’enorme distanza tra questi due atteggiamenti della nostra realtà non facilita certamente il pensare architettura. 
La miglior pratica di conoscenza dell’architettura la facciamo vivendola quotidianamente! 
La domanda quindi diventa: "Siamo soddisfatti della nostra Vita?" ... O meglio... "Stiamo realmente VIVENDO?"

r.b.

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